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la passione del vuoto

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La scrittura di Julio Monteiro traspone idee, pensieri, metafore come su un nastro vellutato e ci raggiunge senza rompere o disturbare, all’inizio, la nostra tranquillità. Poi, quasi ogni racconto penetra, si sedimenta e fa partire la nostra mente per un ripensamento doveroso. Dapprima si rimane affascinati dal ritmo di scrittura, dalla maestria dell’arte narrativa, dal linguaggio elevato, forbito e nel medesimo tempo misurato.
I primi racconti di questa raccolta si sviluppano con strutture e sequenze più ampie e articolate rispetto alla racconta de i racconti italiani, pur non tradendone in nulla la caratteristica fotografica. Solo nella seconda parte si ripresentano ministorie o nanostorie alcune delle quali lo stesso autore ha voluto intitolare istantanee.
Il tono complessivo di questa raccolta è più ironico, triste , mordace, aspro.
Lo stesso titolo che Julio Monteiro ha voluta dare a quest’insieme di racconti (la passione del vuoto) è una spia dell’humus presente.
La liberalità, la comprensione, l’assenza di giudizio presente nella prima raccolta qui si incupisce. Sembra quasi che lo scrittore non voglia più comprendere la realtà, ma denunciarne lo scivolamento etico, conseguenza di un assopimento dell’animo, di un adeguamento, che toglie gioia di vita, ma anche libertà, a causa di un offuscamento della coscienza manipolata da comunicatori spregiudicati, che stravolgono ogni realtà.
In un racconto l’autore rivolgendosi al lettore dirà: “I fatti sono tutt’altro che i fatti”. “I fatti sono registri, testi, memorie, testimonianza, versioni, rumori, interpretazioni, dichiarazioni, fantasie, impronte, residui, menzogne, segni, paranoie collettive, odore di bruciato, voglia di spiegazione, di vendetta, di silenzio, di capro espiatorio, di autopunizione, della costruzione dell’altro, di omologazione, di un lieto finale, di qualunque finale”.
Lo scrittore brasiliano crede in questa trasfigurazione della realtà, trasfigurazione che assume però doppia valenza in quanto può portare ad una grande e generosa comprensione di ogni gesto dell’altro, ad uno sguardo compiacente privo di ogni riprensione, qualunque sia l’azione intrapresa, ma dall’altra parte la convinzione sottesa alla inesistenza dei fatti può indurre a un totale scetticismo che poi si traduce in acredine, amarezza, pessimismo. Una analisi delle parole usate per spiegare cosa siano i fatti ci rivela che le prime 10/11 parole hanno una connotazione di fiducia, speranza, comprensione, mentre le parole successive esprimono semanticamente altri significati e sensi, del tutto opposti ai precedenti.
L’avvertenza di un’area irrespirabile, minacciosa è rintracciabile nella sezione 11 degli episodi intitolati istantanee italiane ove il senso di denuncia della paura di un bimbo esprime il senso di disagio, disorientamento, di timore generale oggi esistente a livello generale.
La passione del vuoto si apre con un racconto dal sapore autobiografico, il ricordo di un amore adolescenziale per una domestica. E’ un ricordo mediato dall’ascolto del verso di un uccello. La reminescenza, però, non si trasforma in lirismo, in autoironia come sarebbe da aspettarsi, ma assume quasi l’aspetto di una minaccia. “Ho guardato il volto di Alessandra (la moglie del protagonista), spaventata [to] da morire, come se non la conoscessi, come se non l’avessi mai vista prima…Ogni sua nota (dell’uccello Ben Tivì) un morso di passione e di paura”.
E’ la conferma che anche in un testo che si presentava leggero, con uno sfondo lirico, poi si insinua l’amarezza. Il pessimismo, l’angoscia.
Chissà che non siano anche i contesti storici, gli avvenimenti socio-politici che ogni giorno avvengono in Italia, nel mondo a determinare questo umore delle narrazioni.
In questa raccolta è quasi didascalicamente presente un testo in cui si esplicita il lavoro d’artista: gli attrezzi narrativi usati dallo scrittore brasiliano sono i medesimi riscontrati nella prima raccolta; l’uso insistente di metafore che rendono variamente interpretabile ogni testo; un narrare fatto di anticipazioni accennate, di allusioni, di rimandi; un insistere sul discorso più che sulla storia; il porre il lettore al centro dell’azione, senza accompagnarlo, senza condurlo per mano.
Questo espediente non permette l’immedesimazione con nessun personaggio, non se ne ha il tempo perché subito si è colti dal momento riflessivo.
L’assenza del patetico, la misura delle emozioni e dei sentimenti fanno della scrittura di Julio Monteiro qualcosa di veramente elevato sul piano della costruzione letteraria. I suoi testi non sono solo narrazione, racconto, ma vera. Letteratura.

02-03-2005

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