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Fiamme in paradiso

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Fiamme in Paradiso ha avuto il riconoscimento del concorso “quelli del giovedì”, intitolato a Marisa Rusconi e organizzato dall’avvocato A. Bianchi che promuove da anni un appuntamento culturale e letterario a Milano. In questo contesto la giuria che ha consegnato il premio a Smari Malek ha definito il romanzo dell’autore algerino “appartenente alla letteratura della necessità”. Le motivazioni della giuria per la premiazione del romanzo di Malek sono le seguenti: “ Quella messa in atto dall’Autore è infatti una ‘rivoluzione copernicana’ che presenta ai lettori, senza retorica,una Milano vista – come se fosse la faccia sconosciuta della luna – con gli occhi di un immigrato dal Nordafrica. Nelle aspirazioni deluse, nei silenziosi stupori, nei ricordi dei luoghi magrebini idoleggiati nella lontananza, nelle piccole grandi ambasce di chi proviene da uno dei tanti Paesi ipocritamente definiti “in via di sviluppo”, la tavolozza variegata dello scrittore toglie le sfumature delle diverse culture attraverso un confronto di esse tanto più soggettivamente poetico quanto più si sforza di essere oggettivamente documentario… Nella narrazione – quasi filmicamente ora in prima ed ora in terza persona – la scrittura alterna con efficacia coinvolgente uno stile ingenuo, ai limiti di un connotativi naif; e raffinati costrutti più letterari, non senza inferenze di francesismi di ritorno, eredità della passata storia coloniale”.
Il romanzo è una storia di immigrazione: si pone in risalto la degradazione a cui si giunge quando non avviene l’incontro fra popoli e culture. Significativo è il fatto che sia del tutto assente il miraggio del permesso di soggiorno, della regolarizzazione. Fatto determinante è la incertezza della vita di uno straniero che entra nella clandestinità. Il romanzo è l’analisi più penetrante della precarietà della vita materiale umana che uno straniero ha quando si trova emarginato. In effetti il romanzo di Smari riesce ad assumere una dimensione più generale perché è il percorso di vita che può accadere a chiunque quando esce da un circuito socioeconomico.
Il testo di Malek ha poi una sua particolarità perché in alcuni passi pone in discussione alcune delle credenze tipiche del mondo islamico, non perché egli desideri sferrare un attacco a questo mondo, ma perché qualunque persona che abbia delle capacità razionali, necessariamente si pone degli interrogativi anche sugli aspetti della sua educazione religiosa.
È significativa la dimensione di fiction dell’opera. Nel testo dell’algerino la focalizzazione del narratore è interna, tuttavia man mano che si legge si comprende che ci si trova davanti ad una storia che sempre più non può essere detta autobiografica, perché le esperienze raccontate sono di centinaia, se non di migliaia di immigrati. Il finale a sorpresa, che inserisce la storia personale in quella collettiva-nazionale, rende il testo narrato ancora più significativo. Si instaura un rapporto fra immigrazione e vita sociale italiana.

2006

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