le sirene del treno

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via Imbriani

 
Le sirene del treno

di

ANDREA PUDDU

 

Dopo una lunga giornata di lavoro rientro a casa, pensieroso. Già nel chiudere la porta percepisco qualcosa, ma non l’afferro ancora. Stanco, mi adagio sulla poltrona e mentre guardo distrattamente il tramonto, in lontananza sento una sirena del treno: eccomi d’improvviso, all’alba di un fresco giorno di fine estate, in stazione, a guardarti per l’ultima volta dal finestrino del treno. Addio maestro e grazie di tutto.

 

 
Scuola elementare “Marie Curioe”, via Guiducci 1

 

Punto d’incontro

di

ANDREA PUDDU

 

Dallo sguardo già capisco la situazione e mi innervosisco subito.

“Beatrice, dai, su mangia il secondo”.

Il suono delle mie parole sono sinonimo di fastidio e stanchezza. Anche perché l’emicrania che mi è venuta a trovare il mattino ha deciso di soggiornare a lungo nella mia testa.

“Ma fa schifo questa roba”, risponde lei arrabbiata e scocciata.

Come darle torto d’altronde: i fagioli sembrano venuti fuori direttamente da una saliera dal sale che hanno e il formaggio è il solito pezzettino senza sapore e senza consistenza. Tutto questo dopo un primo al brodo e crostini molto difficile.

“Non si dice fa schifo. Si dice non mi piace!” rispondo da copione. Ma non ci credo neppure io. Controbatte in fretta dicendomi: “Eh lo so lo so, però è così!”. Mm, qualcosa non quadra. Il suo tono non è il solito.

Tiro un lungo respiro con una fitta che mi accarezza l’occhio, mentre anche gli altri bambini lottano corpo a corpo con questo secondo. Oggi Milano ristorazione mi rende il lavoro faticoso.

Riguardo Beatrice e vedo gli occhi di una bambina che esprime la sua sofferenza per un padre lontano.

Prendo una mela e vado da lei. Le tolgo il piatto e le dico sottovoce: “però mi mangi tutta la mela”.

Lei annuisce silenziosa.

 

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