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kitchensutra

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Kitchensutra

La sperimentazione poetica in questa raccolta di Laila Wadia è fuori dall’ordinario perché insiste molto su un plurilinguismo che strania molto il lettore perché difficilmente è a conoscenza di tutte le lingue che vengono esposte.  Sembra che la poetessa abbia voluto proporre i suoi versi ad un pubblico di lettori europei perché non pochi versi  sono composti nelle principali lingue del vecchio continente da quella inglese a quella francese o tedesca e spagnola ed altre ancora. Le lingue comunque dominanti sono l’italiano e l’inglese. La maggior parte delle composizioni hanno la doppia versione, quella italiana e quella inglese, ma non poche non sono presentate solo in lingua inglese.
Nella quarta di copertina si afferma che il testo è una collezione di brevi poesie mistilingue che mette insieme cucina ed erotismo. Non è semplice collegare questi due aspetti  perché trattare del cibo, del suo gusto è più immediato, privo com’è di ogni remora. Più difficile è uno svolgimento altrettanto libero dell’erotismo che perché sia tale deve avere la caratteristica della sensualità.  In questa silloge della poetessa di origine indiana abbiamo spesso la dimensione affettiva, amorosa, quella erotica giunge con maggiore difficoltà.  
Eppure il testo merita un’attenzione di tutto rilievo perché molte poesia hanno proprio il fascino che ogni  vera poesia sa esprimere. Immagini, metafore sono preziose, spesso proprio quelle ove l’erotismo o manca o è appena accennato. Si prenda ad esempio questa poesia: “Se strappassi un petalo/ per ogni volta che mi manchi/ il mondo sarebbe un deserto/ profumato di brama”. Per trovare qualcosa di erotico in questa poesia  bisogna pensarci, mentre l’immagine della desertificazione è immediata e bella.  Come pure in quest’altra: “Lascia che/ cucini i miei sogni/ imbottigli le mie paure/ speli l’ipocrisia/ faccia sudare il desiderio/ arrostisca la gelosia/ mi strafoghi di gioia/ e digerisca il fatto che/ il banchetto della vita/ è l’amore”. Anche in questo caso “l’amore” è un sentimento, non una carnalità come dovrebbe essere il fatto erotico.
Indipendentemente quindi dal fatto erotico in questa raccolta di poesie l’elemento dominante è la cucina, con la sue spezie e gusti forti, con i sapori di origine indiana. Questi aspetti riescono anche a fare da supporto per autentica poesia come avviene con KO. “Grosse nuvole nere/ grasse e fosforescenti/ nella mia cucina/ scacciano via/ grosse nuvole nere/ sporche e spettrali/ nella mia testa/ frittelle piccanti/ contro la depressione/ ceci e pane/ contro la solitudine/ Chakli e sev/ sconfiggono i demoni”.
Il cibo, la cucina, come ricorrente antidoto contro le varie forme della depressione. Il cibo, la cucina base fondamentale per poter coltivare amicizie, per poter amare di più. In questo tripudio di sapori le lingue non possono rappresentare una barriera, ma un veicolo di maggiore intesa.
Laila Wadia si è divertita a mescolare le lingue in uno stesso testo nella speranza che si riuniscano in un unico significato. Eccone un esempio significativo: “Einzwie – Deux/ Yeux/ nations/ cooking stations/ Dos corazones/ do jeevan/ Double longing/ double belonging/ Dva de todos/ But just one you”.
A lettori  la scoperta del senso di questo esempio di mistilingua.  Scopriremo poi se questa sperimentazione  sarà sviluppata in futuro o se si fermerà.
Un’ultima annotazione. La raccolta è autostampata, quindi forse non in commercio.

raffaele taddeo 17-01-2018
 

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