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Rometta e Giulio

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E' il secondo romanzo di Jadelin Gangbo e gli elementi costruttivi della narrazione sono molteplici e sotto molti punti di vista innovativi sia sotto l'aspetto della organizzazione formale, che di quella del linguaggio. Ma anche la tipologia dei personaggi presenta novità significative. E' certamente un romanzo sperimentale sotto tutti i punti di vista. Non è un caso che l'abbia pubblicato la casa editrice Feltrinelli, anche se non ne ha fatto poi, a suo tempo, la pubblicità adeguata e non c'è stato, quindi, il sostegno che meritava.
Il linguaggio usato è elevato, arcaico, d'altri tempi forse perché un amore così forte e contrastato non può che riferirsi ad una storia antica come quella dell'opera teatrale di Shakespeare. Ma lo stesso titolo induce a considerare tutta l'impostazione linguistica una sorta di ironia della stessa storia d'amore. Si noti questo passo: "Brindo a voi sopra codesta pizza, sopra il pomidoro vermiglione e la pallida mozzarella! Più che a me medesima è a voi che brindo, verdure straziate, senza più nerbo, zittite, come offese, come foste voi le uniche che dal fato han subito un torto." Linguaggio elevato che si addice a categorie di persone altolocate, ma usate per un cibo che certamente non è solito essere proprio della classe sociale elevata, aristocratica, ma della povera che di quel linguaggio non sa che farsene. Ironia e sarcasmo che emergono là dove sempre col linguaggio si propongono termini che quello stesso linguaggio non permetterebbe. Eccone un esempio: "Voglio dire, quel ghigno di merda, quella tua faccia da culo; irrisoluta e merdosamente nipponica, è dal mio cranio che viene..".
Il secondo aspetto che formalmente si evince è la struttura teatrale. Il romanzo è diviso in un "atto primo" e "atto secondo" ancora una volta con richiami alla vicenda teatrale shakespeariana. I personaggi entrano ed escono proprio come in una scena teatrale.
Ma più significativa è la sperimentazione formale introdotta da Jadelin Gangbo.
Emerge un tema determinante è cioè che i personaggi creati da uno scrittore acquistano ad un certo punto autonomia e indipendenza dall'autore stesso. Vivono di vita propria. Sono loro che determinano i loro sentimenti, i loro pensieri, le loro battute. Sono loro che determinano l'intreccio stesso.
L'elemento, però, più innovativo della narrazione è la posizione e collocazione del narratore, che non solo ha creato questi personaggi, li ha resi vivi ed autonomi, ma che diventa egli stesso personaggio che entra nella storia e si trova in antagonismo con i sentimenti e le azioni dei personaggi da lui determinati. Si stabilisce una doppia storia d'amore, una fra i protagonisti (Rometta e Giulieo) della vicenda dal narratore creata e l'altra fra il narratore e Rometta la figura femminile, così che ad un certo punto si instaura una sorta di conflitto lotta fra Giulieo e il narratore, perché questi fa di tutto perché non possano avvenire gli incontri fra i due protagonisti, che creati vivi vivono di una loro vita autonoma e oppongono resistenza alla trasfigurazione e trasformazione della loro storia voluta dalla narrazione.
Rometta, comprendendo che non avrebbe potuto dare lieto fine al suo amore perché contrastato dal narratore stesso rivolgendosi a lui gli dice: "Voi dovete riprendere l'artifizio che andate costruendo. Voi, del fittizio amore che avete posto fra me e Giulieo dovete eliminare anche l'ombra. Ve ne supplico…Cancellate".
E' questo un tema che somiglia molto a quanto proponeva Pirandello nella prefazione a Sei personaggi in cerca d'autore, allorché sottolineava come i personaggi della creazione sono più vivi dell'autore stesso che li ha creati. Scrive Pirandello: "Ma non si dà vita invano a un personaggio. Creature del mio spirito, quei sei già vivevano d'una vita che era la loro propria vita e non più mia, d'una vita che non era più in mio potere negar loro." E più oltre sempre nella stessa prefazione a quest''opera teatrale afferma: "O perché [i personaggi]non si rassegnano a restare esclusi dal mondo dell'arte? Essi si sono già staccati da me; vivono per conto loro; hanno acquistato voce e movimento; sono dunque diventati di per se stessi, in questa lotta che han dovuto sostenere con me per la loro vita personaggi drammatici, personaggi che possono da soli muoversi e parlare; vedono già se stessi come tali; hanno imparato a difendersi da me ; sapranno ancora difendersi dagli altri."
Pirandello poneva i suoi personaggi dotati di una loro vita ormai del tutto indipendente dall'autore. Vita che aveva necessità di un suo sviluppo al di là, dello stesso fatto creativo.
Jadelin Gangbo fa un ulteriore passo avanti. Non solo i personaggi hanno una loro vita autonoma ma entrano in rapporto e conflitto di vita col narratore stesso che ne esce distrutto sia perché ha dato luogo ad una storia d'amore che ha cercato di frustrare, sia perché il narratore stesso è uscito distrutto dalla sua storia d'amore col personaggio femminile. La svolta tragica della conclusione del romanzo forse è attribuibile al senso di colpa che il narratore sente per aver fatto naufragare una storia d'amore da lui creata e alla delusione per il fallimento della propria storia d'amore. E' come se avesse ucciso il proprio figlio e questo non può sopportarlo.

30-12-2009

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