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Adua

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Romanzo del 2015. In Igiaba Scego  c’è una modalità narrativa che è ricorrente. Inizialmente era stata quella della plurifocalità. Ultimamente abbiamo una pluralità di personaggi protagonisti, in genere due, e la narrazione extradiegetica si muove quasi a pendolo sull’uno e sull’altro protagonista.  Questa struttura simmetrica è in questo romanzo rigorosa perché a fronte di un capitolo introduttivo, ve ne è un altro a chiusura sganciati dai protagonisti.
Anche questo romanzo è inscrivibile nella rivendicazione di chi ha subito il colonialismo italiano, anche nella forma dell’AFIS, e alla descrizione di chi ha continuato e forse continua a sfruttare il nero e a pensare che gli si possa far fare tutto quello che si vuole.
Adua, la protagonista, si era illusa, poiché contattata per fare una parte di un film, di poter raggiungere la notorietà ed essere ricercata come famosa attrice. La fanno girare un film in cui deve essenzialmente esporre il suo corpo, la sfruttano in malcelata violenza sessuale, infine è anche sottopagata.
Adua, che sperava di poter cambiare la sua vita, si accorge che le è stata strappata anche la sua dignità.
Questa protagonista, poi non più giovanissima, si lega ad un rifugiato, scampato dalle acque del Mediterraneo  e aiutato a riparare i Francia.
L’altra storia fa da parallelismo alla tragica storia di Adua ed è quella di Zoppe, padre di Adua.
Anch’egli fa di tutto per mantenere la sua dignità ed invece subisce ingiustamente ogni tipo di violenza, finendo in prigione per aver cercato di far da paciere ad una rissa.
Viene riscattato da un nobile italiano di cui diventa schiavo ed infine deve subire l’umiliazione di far da traduttore, privato quasi dei suoi sentimenti, di quanto esprimeva un signorotto etiope che stava tradendo, vendendosi, la propria patria.
Fare il traduttore neutrale diventa per Zoppe qualcosa che lede la sua umanità.
Il romanzo si sviluppa in tre tempi. Il primo quello vissuto dal padre, situato a metà degli anni ’30.
Un secondo tempo è quello della esperienza di Adua quando è sfruttata da attrice e può collocarsi   nel dopoguerra. Infine c’è quello attuale degli sbarchi e dei tanti morti del mediterraneo.
 

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